Certo, non è facile vedere l’umano in queste foto, né lo sviluppo, né la cooperazione o l’aiuto. Sembrano solo muri di cemento, armature di ferro, scavi e pozzetti. Ma dietro c’è tanto di più.
C’è il lavoro di studio, ricerca, test, monitoraggio, coinvolgimento delle comunità locali, delle istituzioni, dei beneficiari, in un percorso tanto difficile quanto affascinante che ci ha portati a mostrarvi queste foto.
Il team di Overseas, UAWC, DICAM e UCAS ha lavorato duramente per 2 anni, passando attraverso gli attacchi militari, i controlli, i viaggi interminabili, il caldo, il freddo, la pandemia, per arrivare a progettare insieme un impianto di trattamento di acque reflue che sia facile da gestire, sostenibile, efficiente e soprattutto replicabile. Vogliamo che questo sia solo il primo passo di una lunga serie, per permettere alla popolazione di Gaza di riutilizzare le acque di scarico, di salvaguardare le falde acquifere e di migliorare dall’interno la propria condizione.
Ed ecco che arriviamo alla costruzione delle vasche di fitodepurazione, alla canalette di distribuzione, all’enorme vasca di lagunaggio areato divisa in sezioni, tutti elementi fondamentali di un ciclo di trattamento che speriamo di potervi mostrare presto attivo.
Si ringraziano ovviamente i partner di questa iniziativa: DICAM – Dipartimento di Ingegneria Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna, il UAWC – Union of Agricultural Workers Committees, UCAS – University College of Applied Sciences, e tutti i donatori coinvolti nelle diverse fasi ed attività:
- AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo
- La Presidenza del Consiglio dei Ministri tramite i fondi IRPEF 8×1000
- La Regione Emilia-Romagna
- La Tavola Valdese tramite i fondi 8×1000